I foodblog, il cinema e la carta stampata che arriva dopo...



Questa mattina la mia amica Silvia, esperta di rassegne stampa per la sua agenzia, mi ha spedito per email un articolo commentando che mi poteva interessare! E aveva ragione, perché il titolo era Questa sera cucina il web. Letto il titolo non era difficile immaginare il resto. Un articolo che parla di blog devoti al cibo, materia a me e a voi cara. E non era necessario guardare la foto di Maryl Streep per immaginare che l'articolo prendeva spunto dalla recente uscita del film di Nora Ephron "Julie and Julia" di cui si è parlato tanto e si è dibattuto tanto ( a me è piaciuto molto, mi ha persino commossa). Cosa più che normale visto che si mettono in campo, assieme, un interesse puramente cinematografico, coi cinéphile che lo giudicano da film (e magari lo criticano e criticano la Meryl) e gli appassionati di cucina che ci trovano molto altro. Si aggiunge però una terza categoria, che si sente chiamata in causa visto l'argomento, e cioè quella dei foodblogger che gode di fronte a un film che parla di loro, dei loro sogni, del tempo investito su una passione che diventa ossessione. E che dà grande motivazione, diventando, in alcuni casi, un lavoro.
Quindi, tornando al principio del mio discorso, mi fa sorridere come in Italia (parlo di quel che conosco) si parli di certi fenomeni solo quando succede qualcosa di ufficiale che li mette in luce. E' il caso del foodblogging.
Una notizia ormai vecchia, superata dal sapere e dalla conoscenza popolare che supera di gran lunga la carta stampata.
Ci voleva un film con Meryl Streep, firmato da una grande regista, per far sì che si affrontasse la questione sui quotidiani. Una questione che, si sa, è diventata un grande fenomeno di massa sulla rete, terra battuta tutti i giorni da migliaia di utenti che cercano notizie e centinaia di blogger che le generano. Ma questo mondo enorme che si muove nella dimensione 2.0 e che costituisce un fenomeno interessantissimo di partecipazione spontanea non era sufficiente a far notizia. Forse perché la cucina non è ancora presa tanto sul serio come fatto culturale e anche perché la rete gastronomica è fatta e costruita da tante persone senza però un nome altisonante. E se manca il nome, la notizia non c'è. Se ci fosse stata una famosa modella o l'attore di grido che, appassionati di fornelli, hanno aperto un blog, allora sì che si sarebbe parlato di blog e food già da tempo. Ma niente. Mi viene in mente una scenetta che accade non di rado nelle redazioni, con la/il giornalista di turno, magari collaboratori, che provano a proporre una notizia del genere. Niente da fare. La gente non fa notizia e le notizie fresche e non omologate non sono una priorità. Sono arrivate così le nostre Giulie (e anche la cara Nora) ad aiutarci e a imporre la notizia ai giornali. Una che, quando non esistevano i blog e fare un libro di ricette era la vera sfida, passava sopra al tempo, alle ore di lavoro e a tutto, per tenere alto il suo credo. L'altra ha fatto la stessa cosa con il suo diario telematico. Come fanno tante blogger e tanti blogger oggi che, curando questa passione privatissima ma per tutti e facendolo con rigore e spontaneità, si stanno forse costruendo un interessante futuro.
E poi insomma, il blog forse non paga di per sé ma porta tanti link interessanti, tante nuove idee, mette a disposizione saperi preziosi, fa conoscere persone preparatissime e informa più di certe riviste che si trovano in edicola e si pagano. Ed è come il vostro curriculum che non dovete far leggere forzatamente a qualcuno. Saranno gli altri a volerlo leggere e a volerne sapere di più. Siete d'accordo?

Commenti

  1. Assolutamente d'accordo. Peccato che non ci sia il tempo infinito per perdersi nella rete dei blog, un mondo davvero affascinante e ricchissimo!!!

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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

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